Il Dolcetto d’Acqui viene prodotto in 23 comuni dell’Alto Monferrato, un’area viticola che si sviluppa prevalentemente intorno ai due centri maggiori di Acqui Terme e di Ovada, ed è ottenuto dal vitigno omonimo, che si presume originario di questa zona, anche se la sua storia è abbastanza complessa. I primi documenti relativi al Dolcetto risalgono alla fine del ’700, quando nelle “Istituzioni” del Conte Nuvolone, vicedirettore della Società agraria di Torino, si parlava di un vino denominato “Dosset”, chiamato così perché il vitigno Dolcetto cresce bene sui “dossi”, o “duset” in piemontese. Il “Dolcetto” è ritenuto dolce dai profani, mentre si tratta di un vino assolutamente secco e con sapore leggermente amarognolo; in realtà è l’uva da cui deriva ad essere molto dolce, tanto da essere stata apprezzata in passato come ottima uva da tavola. Per anni è stato considerato un vitigno dal quale si ottenevano vini poco alcolici e da bere giovani, senza molto corpo, cosa che negli ultimi anni è cambiata. E’ sempre stato il vino di tutti i giorni ma oggi con le tecniche di coltivazione e produzione la qualità ne ha beneficiato in modo sostanziale.
Considerato, come il Barbera, un vino adatto a tutte la occasioni, il Dolcetto e’ oggi un prodotto pregiato data l’accurata selezione dell’uva con cui deriva infatti e’ ottenuto per il 100% da uve dell’omonimo vitigno.
Due sono le tipologie prodotte e previste dal disciplinare:
- Dolcetto d’Acqui, titolo alcolometrico 13%.
- Dolcetto d’Acqui Superiore, titolo alcolometrico 12,5% e un anno di invecchiamento.
La coltura del Dolcetto è preferita dai piccoli produttori anche se alcune grandi e famose aziende si dedicano a questa produzione la cui qualità incontra il favore crescente dei consumatori. Il metodo di produzione del Dolcetto d’Acqui prevede la pigiatura delle uve, poi messe a fermentare e a macerare assieme alla vinaccia. Con la successiva svinatura, si separa la vinaccia dal mosto, e dopo l’affinamento il vino viene stabilizzato e imbottigliato. Se invecchiato per un anno, può assumere la qualificazione “Superiore”.
E’ un vino da pasto di color rosso rubino intenso, e dal sapore vinoso, con sentore di prugna e frutti rossi. Il sapore è secco, asciutto, amarognolo, gradevolmente ammandorlato e si sposa con antipasti, salumi, primi di pasta quali ravioli, tagliatelle al sugo di ragù o funghi, formaggi a pasta morbida; va servito a 18-20°C, entro i primi due anni dalla vendemmia in calici a “ballon”.