La Comunità ebraica fu presente in città ininterrottamente dalla fine del Quattrocento; era di origine sefardita/spagnola e aschenazita/tedesca, come i cognomi di massima occorrenza richiamano: Lattes, Bedarida, Foà, Segre, Treves, Ottolenghi, oltre ai Levi e ai Debenedetti. Si assottigliò e visse nascostamente nel biennio 43/44 con la shoah dopo essere cresciuta fino a metà Ottocento a circa 600 componenti (il 12% della popolazione cittadina); negli anni Venti si ridusse a soli 31 membri residenti in città e iscritti, in seguito a trasferimenti di molte famiglie per studio e per lavoro nei grandi centri urbani; dal 1938 e fino al ’43 accolse ebrei stranieri; ufficialmente si concluse nel 1952 alla morte del rabbino Adolfo Ancona. Nei secoli, dopo alterne vicende di interdizione, di ghettizzazione e di proibizioni esercitate dalla Chiesa locale post-tridentina e di esercizio diffuso del prestito anche a piccoli proprietari terrieri impossibilitati a restituire il denaro, nel 1799 e nel 1848 il ghetto (1731 – 1848) fu oggetto di tentativi di pogrom. Dall’emancipazione la convivenza in città fu dialettica e feconda fino al 1938 quando le leggi razziali determinarono l’esclusione degli ebrei dalla scuola, dai pubblici uffici, da ogni attività lavorativa sostituita dalla precettazione a lavori “socialmente utili”. Fino alla persecuzione della vita..

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