L’acque termali acquesi, cioè la fonte “Bollente”, quelle del “Lago delle sorgenti” e quella dell’ “Acqua marcia”, sono precipitate come pioggia e neve sulle dorsali appenniniche che separano il torrente Orba dall’Erro, ad un’altezza media di circa 800 metri, probabilmente più di 1.500 o 2.000 anni fa.

In questo lunghissimo lasso di tempo, la nostra acqua è penetrata lentamente nel sottosuolo fino ad arrestarsi su di un basamento di rocce mesozoiche (ofiolitiche, carbonatiche, evaporitiche) posto a notevoli profondità, tra i 2.500 e i 3.000 metri (serbatoio primario), dove, in rapporto al cosiddetto gradiente geotermico per il quale si riscontra un aumento della temperatura di 1°C ogni 33 metri di discesa, ha assunto l’elevatissimo calore che contraddistingue la “Bollente” e in parte le sorgenti del “Lago”. La presenza di un sistema di faglie, ossia di spiccate fenditure nella crosta terreste del territorio acquese, ha poi favorito, soprattutto nel caso della “Bollente”, una rapida e incontaminata risalita della suddetta acqua e, quindi, il mantenimento della temperatura assunta nelle profondità del suolo.

Nel suo viaggio millenario l’acqua dell’Appennino ha attraversato i residui salini di quel grande mare che in epoca Secondaria (Mesozoico), cioè tra i cento e i duecento milioni di anni fa, occupava le basse terre dell’Italia settentrionale e significativamente ne ha portato con se il ricordo nella particolare ricchezza di cloruro di sodio, di bromo e di jodio che contraddistingue le tre fonti acquesi. Per altro modo l’attacco chimico portato dalla nostra acqua in presenza di anidride carbonica a depositi di evaporiti gessosi contenuti sul fondo del serbatoio spiega la presenza in essa di solfati e, indirettamente, di solfuri.

FONTE "LA BOLLENTE"

"LAGO DELLE SORGENTI"

FONTE "ACQUA MARCIA"

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