I Siti Archeologici di Acqui Terme rappresentano il più alto ed evidente segno della storia della città.  Spettacolari testimonianze dell’Impero Romano, capolavori di ingegneria architettonica come gli imponenti resti dell’Acquedotto, la piscina il “calidarium“, giusto per citare quelli più famosi.
Visitando i vari siti sarà un vero e proprio viaggio nel tempo, un percorso ricco di fascino e di atmosfera.

Sito Archeologico della Piscina Romana (calidarium) – corso Bagni sotto i portici (mappa n° 11)

Resti facenti parte di un vasto complesso termale risalente all’età imperiale, ritrovati nel 1913, durante la costruzione di un edificio accanto al Grand Hotel Nuove Terme.  Si tratta di una vasta piscina per acqua calda (calidarium) in origine interamente rivestita di lastre marmoree e affiancata da alcuni ambienti riscaldati attraverso un sistema ad ipocausto. L’acqua per il funzionamento dell’impianto era portata attraverso un canale direttamente dalla sorgente della Bollente.
L’edificio termale, insieme al vicino anfiteatro individuato negli anni ’60 del secolo scorso, occupava un quartiere periferico dell’antica Aquae Statiellae romana, esterno al centro abitato ma comodo da raggiungere tramite il percorso della Via Aemilia Scauri.

 SI AVVISA CHE IL SITO ARCHEOLOGICO E’ TEMPORANEAMENTE CHIUSO.

  • Biglietto d’ingresso € 2,00 per i visitatori tra i 18 e i 65 anni di età.
  • a cura dell’Ist. di Studi Liguri – sezione Statiella;
    per informazioni Tel Museo Civico Archeologico 0144 57555 oppure ufficio Cultura 0144 770302
Siti all’aperto:

Acquedotto Romano – greto del fiume Bormida / ponte Carlo Alberto (mappa n° 12)

Gli archi dell’acquedotto romano costituiscono uno dei vanti storici della città di Acqui: si tratta infatti del meglio conservato fra tutti i monumenti di questo tipo ancora esistenti nel territorio dell’attuale Piemonte ed uno degli esempi di acquedotti di epoca romana più significativi dell’intera Italia Settentrionale. La costruzione di questo impianto può essere fatta risalire alla prima età imperiale, forse all’epoca augustea (inizi del I secolo d.C.).
Attualmente sussistono ancora due ampi tratti distinti della struttura originaria, composti rispettivamente da sette e otto piloni in muratura di pietra, a base quadrangolare. Nel tratto meglio conservato, vicino al greto del fiume Bormida, i piloni (alti circa m 15) reggono ancora quattro ampie arcate a sesto ribassato, alla cui sommità era in origine collocato il condotto destinato allo scorrimento dell’acqua, andato ormai perduto.
Il percorso dell’antico acquedotto si sviluppa per una lunghezza di circa 12 km, a partire dal bacino di raccolta delle acque situato in località Lagoscuro (in comune di Cartosio), attraverso la Valle Erro, fino alla sponda sinistra della Bormida, con un salto di quota complessivo di circa m 50.
Nel primo tratto, il tracciato è quasi interamente sotterraneo ed è costituito da un condotto a sezione rettangolare, realizzato in opera cementizia (ciottoli fluviali o piccoli blocchi di arenaria legati con malta tenace) e coperto da una volta a botte.
Nel tratto terminale invece, a partire dalla Regione Marchiolli, all’altezza dell’attuale strada statale del Sassello, proprio per la necessità di attraversare la valle della Bormida e l’alveo del fiume, venne realizzata la grandiosa costruzione in elevato, raccordata alla parte sotterranea del condotto. Nel suo complesso, la struttura in elevato doveva essere costituita, in origine, da almeno una quarantina di piloni, attraverso i quali l’acquedotto faceva infine il suo ingresso monumentale nell’antico abitato di Aquae Statiellae.

Testo a cura di : Dott.ssa Marica Venturino Gambari (Soprintendenza ai Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie) e Dott. Alberto Bacchetta (ex-Direttore Civico Museo Archeologico di Acqui Terme)

Fontana Romana – Corso Roma

Fontana pubblica di epoca romana rinvenuta nel corso di lavori di scavo negli anni ’80 del secolo scorso. Si tratta di una struttura di forma rettangolare formata da lastre di pietra fissate da grappe metalliche, risalente alla prima età imperiale (I-II secolo d.C.) in origine alimentata dall’acqua portata in città per mezzo del grande acquedotto, convogliata in una tubatura (fistula) in piombo, ancora conservata per un lungo tratto. La fontana sorgeva lungo una strada nei pressi di un’abitazione (domus), di cui sono visibili i resti di un muro perimetrale, che si trovava nel centro della città romana, a poca distanza dal foro.

Teatro Romano – via Scatilazzi

Posto nelle immediate vicinanze di piazza della Bollente, l’antico teatro di Aquae Statiellae, risalente all’epoca imperiale e riportato alla luce alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, sfruttava il pendio naturale del colle per la cavea, rivolta verso la sottostante piazza, dove si doveva trovare la scena, i cui resti sono oggi nascosti sotto alcuni palazzi moderni. Nel banco roccioso della collina erano direttamente tagliate parte delle gradinate destinate agli spettatori, collegate da scalinate di accesso di cui ancora si conservano alcuni resti. L’edificio doveva creare una monumentale scenografia urbana con l’antica fontana della Bollente e con l’impianto termale che sorgeva accanto ad essa e che ne sfruttava le acque.

Scavi di Via Cassino   

L’edificio, rinvenuto nei primi anni ’80 del secolo scorso, consiste in un impianto artigianale destinato alla produzione di vasellame ceramico. Composto da sei ambienti (in uno dei quali sono stati rinvenuti i resti di un forno), distribuiti attorno ad un cortile centrale dove si trova un pozzo dotato di una vera in pietra, l’edificio si affacciava con un porticato sul marciapiede di una strada acciottolata. Ubicato lungo l’antica via per Hasta (Asti), ai margini del perimetro urbano antico, l’impianto risale al I-II secolo d.C. ma deve essere rimasto in uso a lungo, fino alle soglie dell’età medievale.

Questo contenuto è disponibile in: Inglese