ITINERARIO 1 Acqui – Cavatore – Ponzone Pieve di Ponzone
Questo itinerario sale adagio lungo le strade appenniniche che da Acqui portano verso il mare e, lontano dai percorsi di fondovalle, incontra castelli e pievi, borghi in pietra arroccati e torri un tempo a guardia di un territorio il cui controllo significò per secoli il comando politico, militare ed economico in un’area strategica posta fra la Pianura Padana ed il mare.
Lasciamo Acqui e la zona Bagni attraversando il ponte “Carlo Alberto”, costruito nella prima metà del secolo XIX; la sua sponda destra offre un belvedere privilegiato sui resti dell’acquedotto romano, databili al II secolo d.C. L’acquedotto riforniva la città prelevando le acque del torrente Erro, in località Lago Scuro, percorrendo per 12 km la valle dell’Erro, verso cui bisogna dirigersi (strada 334 per il Sassello) per poi lasciarla subito a sinistra in direzione Cavatore. L’ultimo scorcio prima di salire verso l’area appenninica del Ponzonese si apre sulla valle della Bormida e, all’orizzonte, sulla pianura alessandrina. È questo, il volto più selvaggio dell’Acquese, diviso fra calanchi e boschi ricchi di funghi e selvaggina nell’area appenninica.
Cavatore, situato sul colle con la sua torre quadrata, saldamente tenuta per secoli dai vescovi acquesi, a guardia della pianura di Acqui e degli sbocchi delle valli dell’Erro e della Bormida, in contatto visivo con le altre torri di Terzo e Castelletto d’Erro. Databile tra la fine del XII e gli inizi del XIII secolo, la torre è connessa con l’abitato in cui rimangono alcune case nobiliari cinque-secentesche e la chiesa parrocchiale tardo-rinascimentale di Sant’ Antonio. Un poco discosta, accanto al cimitero, è la chiesa di San Lorenzo, antica parrocchiale romanica, che conserva, oltre alla bella abside in conci squadrati, una serie di frammenti di affreschi di fine ‘400 inizi ‘500 raffiguranti una serie di Santi attribuibili a due diversi autori. Cavatore si può raggiungere anche dalle frazioni di Lussito e Ovrano, dove consigliamo una tappa alla suggestiva piccola Chiesa dei Ss. Nazario e Celso, situata presso il cimitero di Ovrano. La chiesa conserva il portale romanico, la muratura e l’abside semicircolare. Proseguendo lungo il crinale, si arriva a Ponzone, antico feudo appartenente ad un ramo della famiglia dei Del Carretto, oggi località di villeggiatura apprezzata da genovesi e savonesi per il suo clima fresco in estate. Località dominante la valle dell’Erro e dal belvedere eccezionale sull’arco alpino, Ponzone fu crocevia di traffici e transiti tra la pianura e il mare, per questo al centro di dispute per il controllo della viabilità, di quelle vie del sale e dell’olio che solcarono il territorio appenninico tra Acqui e la costa. Ponzone conserva la parrocchia di San Michele, progettata da Bartolomeo Scapitta e databile tra la fine del ‘500 e gli inizi del ‘600, le case porticate e l’oratorio del Suffragio, coevi. L’oratorio ospita il Museo di arte sacra e merita ricordare che la volta a botte fu affrescata dal pittore locale Pietro Ivaldi, detto “il Muto”; all’interno sono conservate varie statue lignee databili tra XV e il XVI secolo, nonché la stupenda Visione di San Giovanni Evangelista a Patmos del Maragliano. Il castello, oggetto di scavi archeologici, fu raso al suolo nel secolo XVII dagli spagnoli: rimangono visibili macerie e fondazioni. Lasciato Ponzone, l’itinerario prosegue scendendo a destra in valle Erro, lungo una strada stretta e panoramica che collega il crinale con il fondovalle, passando per il Santuario Nostra Signora della Pieve, meta di pellegrinaggi devozionali, fondato nel XI secolo e ricostruito nel 1694, costellato dalle armoniose cappelle della “via Crucis”. La facciata conserva il portale barocco della metà del ‘600 e all’interno delle belle tele di scuola piemontese e ligure. La leggenda vuole che la Madonna sia apparsa ad una fanciulla sorda-muta che pascolava il gregge, alla quale chiese di edificare una chiesetta sul luogo. La fanciulla prese a parlare dell’apparizione che fu creduta da tutti. Giunti al ponte di Guadobono si ridiscende la valle dell’Erro. Il Santuario serviva la popolazione rurale sulla sponda destra del fiume.
ITINERARIO 2 Malvicino – Turpino – Montechiaro – Castelletto d’Erro – Arzello
Dopo aver visitato il Santuario Nostra Signora della Pieve a Ponzone e la suggestiva via Crucis, si scende verso il fondovalle e si raggiunge la strada statale 334; da qui si sale a Malvicino, Turpino, Montechiaro, Castelletto d’Erro e infine la chiesetta romanica di S. Secondo ad Arzello, attraverso strade di crinale suggestive e panoramiche, circondati da boschi di castagno e caratterizzate da suggestive formazioni rocciose chiamate ”calanchi” che conferiscono una ruvida tipicità a queste colline che fanno da spartiacque fra la valle dell’Erro e la valle della Bormida.
La visita inizia da Malvicino, un gioiello di paese, una borgata di poche case antiche, raccolte intorno a una piazza, con una rustica chiesa rinascimentale, la pieve campestre di San Michele, antichissima chiesetta romanica che sorge in una radura circondata dal bosco, databile al XIV–XV secolo, conserva nell’abside quattro frammenti pittorici venuti alla luce in seguito a recenti restauri. L’autore, di probabile ambito locale, rappresentò il Giudizio Universale con la Resurrezione dei morti e Lucifero al centro dell’inferno. Lasciata la pieve, una strada stretta scende nel vallone e risale verso Turpino, minuscolo nucleo di case in posizione dominante, sorte intorno alla chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista. Databile al secolo XVI ed ingrandita in seguito, essa conserva all’interno l’acquasantiera e il battistero, mentre più tardi sono i confessionali, il pulpito e gli stalli del coro. Di fronte, le colline della Langa astigiana fanno da sfondo con il loro profilo interrotto dalla Torre di Vengore, isolata, e da quella di Roccaverano. Poco distante, fra i calanchi la chiesa della Madonna della Visitazione, da poco restaurata, offre la possibilità di una piacevole passeggiata. Per raggiungerla, da Turpino si prosegue sulla strada asfaltata in salita fino al bivio per Spigno. Si svolta poi a destra, ancora su asfalto, fino ad un primo nucleo di case, sulla collina sinistra, poco dopo la cappella di Santa Rita. In prossimità di uno slargo a destra scende una strada sterrata che porta alla chiesa. Da Turpino, proseguendo verso destra si raggiunge Montechiaro Alto percorrendo una strada di crinale fra i calanchi. Il borgo medievale, in splendida posizione panoramica, è stato recuperato e gli scorci caratteristici delle case in pietra hanno fatto da sfondo alle riprese del film Il Partigiano Johnny. La chiesa parrocchiale di San Giorgio di fine ‘500 conserva il portale del 1595 con raffigurato il Santo che uccide il drago, all’interno il battistero, l’acquasantiera e la balaustra del coro, coevi, un pulpito barocco decorato. L’antica parrocchiale, ora oratorio di Santa Caterina, ospita all’interno il Museo contadino. Nella piana, poco discosta dalla provinciale, i resti dell’antica Pieve di Cauro, di cui si conserva il monolitico fonte battesimale nell’adiacente chiesa.
Proseguendo lungo il crinale, si raggiunge Castelletto d’Erro la cui torre, databile all’inizio del XIV secolo, svetta dominando l’abitato. La discesa nella valle dell’Erro termina ad un quadrivio; svoltate a destra, in direzione di Arzello e si arriva al piccolo abitato, e proseguendo lungo una stretta strada di campagna si arriva alla suggestiva chiesa di San Secondo, isolata nella pianura alla sinistra del torrente Erro. L’edificio è databile, per il paramento murario dell’abside, all’XI–XII secolo, sebbene interventi successivi ne segnino la struttura. Come già ricordato, questo edificio si inserisce probabilmente nella riorganizzazione ecclesiastica intrapresa dal vescovo Guido.
L’itinerario si conclude facendo ritorno verso Acqui, dove prima consigliamo una visita al borgo di Melazzo, che diede i natali a San Guido, Vescovo e Santo Patrono di Acqui Terme.